La chiesa

La storia della chiesa di Letterkenny

Uno dei più affettuosi ricordi degli anni della seconda guerra mondiale del campo di Letterkenny è la sua Chiesa. La storia profondamente umana della sua concezione ed il racconto della carità religiosa degli uomini delle unità militari italiane che la costruirono, lasciano indelebili impressioni su tutti coloro che sentono questi eventi.

Lettera del Gen. Ray M. Hare

Da una lettera del Generale di Brigata Ray M. Hare, ora a riposo, Comandante del Deposito Militare di Letterkenny dall'aprile 1944 al maggio 1945, ci giunge la storia della costruzione della Chiesa:

"La piccola Chiesa fu costruita dai prigionieri di guerra italiani senza nessuna spesa da parte del Governo. Il materiale fu recuperato da fattorie abbandonate della riserva. II progetto fu intrapreso in circostanze alquanto insolite e quasi tragiche. I prigionieri del battaglione di guerra lavoravano allegramente e con efficienza nelle divisioni di trasporto e fornitura del deposito, ogni giorno, eccetto la domenica. La sera, comunque, quando gli uomini erano rinchiusi nelle loro baracche con niente da fare, qualcuno si rattristava. Consideravo estremamente importante fare visita personalmente al loro campo ogni sera. Fu durante una di queste ispezioni che scoprii uno dei prigionieri più anziani che stava cercando di uccidersi. Indagando si scoprì che quest'uomo aveva appena ricevuta la notizia che sua moglie era morta in Italia. Egli sentì che non aveva più niente per cui vivere. L'uomo era profondamente religioso ed aveva passato la sua giovinezza come maestro scalpellino, costruendo chiese ed altri edifici commemorativi nel suo paese natale. Pensai che avremmo potuto aiutare quest'uomo se fossimo riusciti ad interessarlo nella costruzione di qualcosa a Letterkenny. Invitai l’uomo a venire nel mio ufficio il mattino seguente. Gli dissi che il deposito necessitava di una Cappella e gli chiesi se egli fosse in grado di disegnarne una per noi. Capii che era molto interessato. Disse che poteva non solo disegnare l’edificio ma poteva anche costruirlo. Gli diedi l'incarico completo dell'impresa. Egli scelse i suoi aiutanti che avrebbero lavorato come volontari dopo le ore di lavoro al deposito. II suo entusiasmo fu contagioso. II progetto sembrò sollevare il morale dell'intero battaglione di prigionieri. Il campanile fu costruito per primo usando pietre del posto prese dalle fondamenta di vecchie fattorie. Il resto dell'edificio seguì velocemente. La comunità cattolica della città di Chambersburg diventò interessata e provvide all’inaugurazione della piccola chiesa da parte di un Vescovo di Washington."
Gen. Ray M. Hare
Pensatori Morali

Kenny Letter del 18 maggio 1945

Dall'edizione del 18 maggio 1945 del giornale del campo, il Kenny Letter, articolo scritto da Judy Kremer, ci giunge questa storia scritta al tempo dell'apertura ed inaugurazione della Cappella:

La nuova Cappella di Letterkenny è oggi una delle più singolari dell'Esercito, un edificio dallo stile architettonico interamente originale che ha grazia e distinzione nell’esprimere benessere spirituale per i soldati del deposito. Solenni cerimonie seguirono l’inaugurazione della Cappella la scorsa domenica, quando il reverendissimo A. G. Cicognani, delegato apostolico negli Stati Uniti, si rivolse alla prima congregazione in inglese ed in italiano ed espresse gratitudine alle autorità militari per aver reso possibile "questa espressione di buona volontà ed interesse degli uomini loro prigionieri." L'Arcivescovo benedì la Cappella prima di celebrare solennemente la Messa Grande, e la Messa fu cantata da un coro di soldati italiani. Lo accompagnavano da Washington i suoi segretari Rev. Edward H. Heston ed il Monsignor John A. Abbo, che erano diacono e vice diacono. II Rev. Joseph F. Costanzo fu il Maestro del cerimoniale. I Cavalieri di quarto grado di Colombo del consiglio di Chambersburg fecero da guardia d'onore durante la Messa e la Solenne Benedizione. Gli ufficiali di Letterkenny erano presenti ai servizi. Il Col. Stanislaus J. Ryczek, Cappellano del terzo Comando, parlò alla congregazione e disse che l'America ha dimostrato che tutte le razze e i credi possono convivere armoniosamente e che la diversità di cultura e nazionalità possono rendere forte una nazione. La dedica sul campanile ci mostra coloro che costruirono la Cappella come uomini di vera carità religiosa. Questa è la traduzione dal latino dell'iscrizione, scritta dal capitano Girolamo Bellavista: In memoria di coloro che combatteranno con onore militare per il loro paese noi abbiamo posto questa eterna pietra commemorativa e dedichiamo questo Tempio al Nobile Cuore di Cristo nell'anno di Nostro Signore.

13 maggio 1945.
AMLETO GIOVANNI CICOGNANI
Arcivescovo di Laodicea
Solennemente benedice
Gen. Ray M. Hare
Pensatori Morali

L’articolo del 1945 del Kenny Letter continua così:

I lavori della Cappella furono iniziati in gennaio dai membri dell’unità italiana che desideravano un luogo di preghiera. Molti di questi uomini avevano appreso che le loro famiglie e parenti avevano perso la vita in alcune aree italiane occupate dal nemico prima del giorno della vittoria. Non avendo fondi disponibili, eccetto quelli del battaglione dell’unità italiana, si fece largo uso di materiale recuperato nel deposito. Il denaro dell’unità italiana fu impegnato per il cemento, infissi leggeri, nuovi mattoni, linoleum e pittura. Vetrate dipinte furono acquistate grazie ad un fondo raccolto da alcuni Ufficiali del posto. Il campanile è alto 65 piedi, largo 6 piedi, costruito di pietre e il disegno è fiorentino. Il vestibolo è romanico. Tutte le luci sono nascoste a produrre una illuminazione indiretta. Le pareti sono ad assi ed il soffitto è di celotex. C’è una balconata sul retro, ma la caratteristica più singolare dell’interno è un coro a semi cupola. Di particolare interesse, infatti, è la struttura della parte dietro l’altare. Con la forma di un quarto di globo, linee longitudinali e latitudinali risaltano in oro contro uno sfondo blu. A grandi lettere d’oro è scritto: ET DIMITTE NOBIS DEBITA NOSTRA. Il comando americano rimase ammirato dalla bellezza della costruzione e attraverso il suo interessamento la Marina donò la campana di una nave.

Diario del prigioniero Aldo Lorenzi

Nonostante si stesse bene nel campo mancava una cosa: la Chiesa. Ci dettero il permesso di costruirla però solo con materiale di recupero e così cominciammo con tanta volontà, senza guardare la fatica e le ore di lavoro. Eravamo circa una ventina di falegnami addetti alla chiesa, mentre noi, cinque muratori e tre manovali, dovevamo fare il campanile e facevamo a gara a chi finiva prima il lavoro. Il giorno 13 maggio 1945, dopo 50 giorni di duro lavoro fu tutto finito e quello che si presentò ai nostri occhi fu una stupenda Chiesa in puro stile italiano e fu chiamata la più alta carica della Chiesa (cattolica) americana, monsignor Amleto Cicognani per officiare la Santa Messa e benedire il tutto. Noi cantammo durante tutta la cerimonia le canzoni religiose e abbiamo ricevuto grandi elogi sia per le canzoni ma soprattutto per il lavoro fatto. Fu chiamata la Chiesa della Pace in onore della fine della guerra in Europa, e ci diedero a tutti una corona in segno di gratitudine e misero a nostra disposizione un sacerdote, Padre Giuseppe, e mi fu assegnato il compito di sacrestano.

Tra coloro che si adoperarono per la costruzione della chiesa risultano, per ora, Marcello Iovine (che disegnò la Chiesa), Alessio Cerri, Giovanni Barbè, Aldo Lorenzi, Alfredo Tonolo, Pietro Bracchi, Aristodemo Fabbri, Valentino Pauro, Giovanni Borelli, Alfredo Arienti, Luigi Grasso, Salvatore Tomaselli.
Giovanni Barbè racconta nelle sue lettere alla famiglia come ogni sera recitasse il rosario in Chiesa, mentre alle sette di sera Luigi Brescianini invitava i soldati a recitare il santo rosario suonando una campanella. All’inizio pochi risposero alla sua chiamata, ma ben presto divenne un appuntamento per tutti.
Renato Volpi racconta che alla domenica il campo era aperto e vi affluivano persone, anche da molto lontano, per assistere alla Santa Messa cantata.

Nel dopoguerra

La Cappella fu chiusa poco dopo la fine della seconda guerra mondiale.
Nel 1963 sotto il comando del Colonnello R.B. Graeves, ufficiale in comando, fu deciso di riaprire la Cappella. Furono necessarie considerevoli rilucidature e tinteggiature. Furono assicurati un nuovo altare, il pulpito ed il leggio, una nuova balaustra fu costruita dagli ingegneri militari, una grande croce fu costruita ed eretta dietro l’altare e fu anche ottenuto un nuovo organo. Furono assicurati i servizi di un Cappellano da poco ritiratosi dall’esercito. Il Cappellano Gomer S. Rees divenne il Cappellano ausiliario il 28 aprile 1963.
Il primo servizio della riaperta Cappella fu celebrato domenica 28 aprile 1963 e la scuola domenicale iniziò la domenica successiva. Nel 1966 furono istituite le Donne della Cappella.
Il servizio protestante veniva celebrato ogni domenica. In speciali festività e durante la quaresima venivano celebrate anche messe cattoliche. Padre Hubert McGiure della Parrocchia del Corpus Christi di Chambersburg nominava i preti officianti.
Il Venerdì Santo vi erano un’ora di preghiera cattolica e due di protestante. Ai lavoratori venne dato il permesso di partecipare. Essi giungevano in chiesa con gli abiti che indossavano nei loro uffici o negozi.
Nel 1967 ci furono 656 persone, 150 cattolici e 456 protestanti.
La Chiesa è stata inserita nel registro nazionale dei monumenti storici della Pennsylvania.

Oggi

La chiesa è di proprietà della fondazione Historic Letterkenny Chapel and Franklin County Veterans and 9/11 Memorial Park, che lavora per preservare la Cappella di Letterkenny nelle sue condizioni storiche, fornendo cura perpetua.
Accanto alla Chiesa è stato creato un parco commemorativo per rendere omaggio a tutti i veterani, primi soccorritori e a coloro che hanno perso la vita nella tragedia dell'11 settembre 2001.
Partendo dal monumento composto da due barre carbonizzate delle Torri Gemelle si sviluppa un percorso didattico nel parco. Sullo sfondo la bandiera americana e le bandiere delle varie unità militari americane.